“Sentiamo che anche tu ci vuoi bene…ed è bene tu sappia che con te abbiamo imparato qualcosa che ci riempie di orgoglio: abbiamo imparato ad apprezzare, a rispettare e ad amare un essere diverso. È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo. Sei una gabbiana e devi seguire il tuo destino di gabbiana. Devi volare. Quando ci riuscirai, Fortunata, ti assicuro che sarai felice, e allora i tuoi sentimenti verso di noi e i nostri verso di te saranno più intensi e più belli, perché sarà l’affetto tra esseri completamente diversi.”
(dal libro “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepúlveda)
Quale significato ha la parola “diverso”?
“Che si presenta con un’identità, una natura nettamente distinta rispetto ad altre persone o cose…”.
Quando parliamo di diversità andiamo ad accostarci inevitabilmente al mondo dell’alterità, l’altro da noi, quello differente, a volte sconosciuto…che spesso ci fa paura.
Secondo John Bowlby, psicologo ed ideatore della teoria dell’attaccamento, il bambino intorno agli 8 mesi di vita attraversa una fase in cui sperimenta l’emozione della paura verso le persone estranee. Si tratta di una reazione innata con un preciso significato evolutivo: l’estraneità della persona viene assimilata come segnale di pericolo e allo stesso tempo l’attaccamento nei confronti della madre si rafforza, una fase di sviluppo indispensabile alla sopravvivenza della specie.
La storia ce lo ha già insegnato, ma se ci guardiamo intorno la lezione non è stata ancora imparata: chi è diverso spesso viene letto come strano, estraneo, pericoloso, utilizzato come oggetto di scherno, capro espiatorio su cui gettare il negativo…
Quindi è necessaria una riflessione: la paura dell’estraneo nel bambino di 8 mesi è adattiva, fa parte dello sviluppo. Quando invece questa paura dell’estraneo, del diverso diventa disfunzionale?
La cronaca e la vita di tutti i giorni ci portano a vedere innumerevoli forme di bullismo, chiusura, indifferenza, allontanamento e violenza verso il diverso a causa di differenti origini o tratti somatici, di sesso e genere…verso chi è disabile o anche verso chi ha particolari talenti.
Certo…chi è diverso da me stesso e da chi mi è simile e conosciuto può fare paura, così come tutto ciò che è sconosciuto ed incerto. Ma se questa paura non viene elaborata, attraversata e superata ed in aggiunta si agisce in modo reattivo secondo progetti di odio ed aggressività, dov’è che si arriverà?
A chi nella vita non è mai capitato di sentirsi diverso…anche da se stesso?! Guardandosi magari allo specchio o guardandosi indietro rispetto ad una situazione e pensare “ho agito diversamente rispetto a qualche anno fa”. La diversità fa parte della natura umana, così come la paura della stessa, ma è importante comprendere fino a che punto sia funzionale.
Si evidenzia sempre di più il bisogno di un’educazione alla diversità che promuova soprattutto, sin dall’infanzia, l’empatia e l’accettazione. L’empatia ci permette di entrare in sintonia con i sentimenti dell’altro, a superare la paura, ma questo risulta difficile se non si è abituati ad entrare in contatto con le proprie emozioni, a riconoscerle e a gestirle.
E’ fondamentale aprire l’orizzonte dei bambini e dei ragazzi: la diversità in realtà è un valore aggiunto, è ciò che ci rende UNICI. Solo attraverso la conoscenza e la comprensione dell’altro possiamo compiere quel passo avanti che abbatte quel muro che non solo chiude fuori l’altro, ma soprattutto traccia un confine che ci chiude all’interno rendendoci ciechi persino a noi stessi.
E’ importante esprimere appieno la nostra unicità ed individualità abbattendo i canoni dell’uniformità. Accettare che i veri scambi interpersonali avvengono proprio grazie all’incontro di due diversi, di due alterità che decidono di guardarsi negli occhi senza paura e di prendersi per mano, nella piena bellezza di ciò che diversamente sono.
A cura di dott.ssa Sara Lippo Psicologa Specializzanda in Psicoterapia
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